domenica 21 agosto 2016

Non è vento


Quasi dieci giorni ero in Libano e ho scritto queste righe guardando il polveroso Akkar scorrere dal finestrino di un service:
Chiudi gli occhi e senti un posto... Lo senti che ti entra dentro, nelle narici con i suoi profumi e nelle orecchie con i rumori imprevisti. La vista è un senso sopravvalutato. Pensiamo di conoscere tutto attraverso i nostri occhi, ma cosa sarebbe la vita senza gli odori che sanno di vita e di morte?Senza i rumori accomodanti e quelli spaventosi? Senza l'aria sulla faccia che ti accarezza, senza la polvere che ti prende a cazzotti senza preavviso?Mi concentro su questi silenzi dolorosi degli addii, tra le lacrime e i sorrisi che si riservano solo a coloro a cui si vuole bene per davvero e che luccicano ancora del dolore del distacco. Fa paura il quotidiano, fa tanta paura l'idea di affrontare quello che è sempre stato con un animo diverso, ma è la sfida di inventarsi ogni giorno, ricominciando tutto da capo.Abbiamo bisogno di così poco e tutto è in prestito. Se niente ci appartiene, posso solo pregare di essere in grado di creare qualcosa di bello da lasciare a chi verrà dopo di me.

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