Mumble mumble mumble
Mumble mumble mumble
Voi lo sentite il rumore dei miei pensieri?
No?
Beati voi... Per me ormai ha assunto la valenza del ticchettio dell'orologio: non si ferma mai ce l'hai sempre lì in un angolo del cervello, talvolta ci si fa l'abitudine, altre volte risulta un accompagnamento ossessivo e snervante.
Ma la testa non si può sfasciare come un orologio a pendolo.
Non che essere riflessivi sia un tratto negativo in termini assoluti, anzi! È che generalmente bisognerebbe essere in grado di dare una tregua al proprio cervello.
Non so se esiste, ma se esiste io soffro di iperattività cerebrale: faccio tre cose insieme e ne sto pensando altre due da fare nell’immediato futuro. Il tutto, nel tentativo di smettere anche solo un attimo di far frullare il cervellino, senza valutare che ogni nuova esperienza è carburante per delle sinapsi curiose.
E si ricomincia.
È che è la noia che mi terrorizza. L’idea di cedere alla routine, di trovare a pensare a me stessa come sistemata.
Ad un certo punto dell’esistenza le cose, inevitabilmente, si tranquillizzano, si rimettono in ordine. In un certo senso è la prerogativa dell’età adulta e mi sta bene fintanto che si tratta di una mia scelta e non dettata dall’abitudine, dall’ambiente in cui si vive o dalla paura (dell’ignoto, di potersi - un domani - annoiare o addirittura essere felici).
Semplicemente essere felici. Senza mirabolanti stratagemmi o straordinarie storie da raccontare.
Ua esistenza straordinaria. Nonostante l'ordinario.
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