giovedì 3 dicembre 2015

Centoundici.


Trecentosessantacinque (meno) duecentocinquantaquattro (uguale) centoundici

Sono il numero di giorni che mi separano da una piccola sconfitta: il mancato raggiungimento del mio obiettivo di una foto al giorno per tutto il 2015.
111 giorni che un po' pesano, ma che portano con sé una lezione importante.
Quando ho iniziato questo progetto avevo bisogno di essere creativa, di fare e produrre un'immagine (possibilmente bella) tutti i giorni. 
Produrre bellezza, produrre colore, produrre ispirazione; osservare il mondo con occhi attenti per cogliere un attimo degno di essere fermato nella memoria.
Ed è stato proprio così, per ben 8 mesi...poi la mia prospettiva è cambiata, ho fatto pace e mi sono resa conto che, col tempo, questa smania di produrre iniziava a inibire la mia creatività, non la stava più nutrendo!
Ho avuto giorni dall'ispirazione incontrollabile e altri in cui mi sono sforzata di fare foto senza anima, pur di stare dietro al mio obiettivo. Poi sono partita per un viaggio bello e strano e in quei giorni di contemplazione e solitudine ho capito che da tempo non ero più predisposta all'ascolto.
Beh, se ci penso oggi capisco che l'intento dell'impresa era proprio un po' questo: focalizzarmi su quanto di bello c'era fuori di me, perché dentro di me non riuscivo proprio a trovarlo. Non erano belli i miei pensieri e ancora meno lo erano i dubbi.

Diffido dai creativi 365 giorni l'anno perché non si prendono mai un momento per fermarsi ad ascoltare. E' un po' la malattia della modernità, in cui è più importante la quantità della qualità, l'apparenza piuttosto che l'essenza. è tutto una centrifuga che ci allontana dalla nostra spiritualità a velocità supersonica.
Dalle mie avventure di quest'anno ho imparato ad apprezzare ritmi diversi, rallentare, concedendomi il privilegio del silenzio, di non fare "niente" e cercare quello che mi fa stare davvero bene. 
E ascoltare. 
Foss'anche a discapito della produttività.

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