venerdì 6 maggio 2016

Il mondo esiste anche se chiudi gli occhi (cit.)


Tra qualche giorno partirò per il Libano per condividere un pezzo di strada con i profughi siriani che vivono nel campo profughi di Tel Abbas, nel nord del paese.
A molti questa scelta sarà sembrata un po' impulsiva, ma non lo è affatto! Non parto perché sono in crisi, non sto fuggendo da nulla. Parto proprio perché mi sono ritrovata!
Stiamo vivendo un periodo storico crudele, ma anche decisivo, perché tutti noi abbiamo un grande potere tra le mani, decidere da che parte stare: se parteggiare per la rivoluzione (nel senso astronomico di completare un percorso per poi tornare al punto di partenza) o per l'evoluzione; per la solidarietà o per l'indifferenza; per i ponti o per i muri.
E abbiamo l'opportunità di dirlo ad alta voce.
Per questo non parto per il Libano e basta, parto con l'Operazione Colomba, un corpo nonviolento di pace che, attraverso la condivisione, cerca di fare da amplificatore alle istanze di chi non ha voce.
A molti sembrerà un po' fuori dal tempo parlare di nonviolenza (e ad altri, forse, anche di pace...), ma non credo esista altro modo per realizzare questa evoluzione, se non agire la pace in tutti i contesti, anche dove  non c'è più spazio per la speranza e la pace sembra un'irraggiungibile chimera.
Anche a 10 minuti dal confine tra Libano e Siria, in mezzo a delle persone che noi, i privilegiati della Terra, ogni giorno derubiamo di un pezzetto della loro umanità.
Intendiamoci, questo viaggio non ha nulla di eroico, non mi "vado a mettere nei casini" e non fa di me una persona migliore di altre.
È una scelta. La mia speranza.

Safar Saied, P!

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