giovedì 2 ottobre 2014

Pensieri sulla corsa {episodio due}

Questa è la grande lezione che mi si è palesata alla fine di questa settimana di allenamento.
Ho iniziato a correre in maniera costante ormai tre mesi fa e tre mesi fa mi potevo ritenere soddisfatta nel portare a termine 30 minuti di corsa percorrendo più o meno 4 km.
Lunedì ho corso un'ora senza pause. Lunedì ho sfondato i 10 km. Lunedì ero felice di ave raddrizzato una giornata orribile. Grazie alla corsa e grazie al dolore.
Ho vissuto gran parte della mia esistenza applicando a me stessa degli standard sempre troppo alti, mettendomi alla prova, misurandomi, mal sopportando il fallimento.
La corsa mi sta insegnando che non è poi così tremendo essere principiante in qualcosa. Imparare mettendosi alla prova partendo da zero. banale? Non credo. Il non controllo, il non sapere, il non riuscire sono situazioni che mi spaventano.
Essere una principiante mi mette ansia. Essere principiante in un attività che esce dalla mia cosiddetta comfort zone è un incubo.
In poche parole: se non lo posso fare bene (e possibilmente subito), tanto vale farlo.  
questa frase l’ho stampata e appesa in bella vista 

Questi miei trent'anni mi stanno insegnando molto, sto riportando alla luce una ad una, le paure che per anni ho messo in un angolo - occhio non vede, cuore non duole dicono - e tutto questo esercizio di mettere un piede davanti all'altro è una continua sfida a forze che arrivano dall'interno e dall'esterno.
Tempo fa ho letto un articolo che descriveva la corsa come una sfida alla forza di gravità, considerando che ad ogni passo e per una frazione di secondo, i piedi si trovano entrambi staccati da terra, quasi volando.
La forza di gravità dunque: ci schiaccia a terra ma ci tiene in vita ed è per contrastarla che i nostri muscoli sono obbligati a lavorare ogni giorno, a causa sua facciamo esperienza della fatica, ma grazie a lei viviamo. Ed è proprio la familiarità con la  fatica che fa della corsa (e dello sport in generale) un'esperienza di vita; proprio come mi disse una volta un amico: "Devi imparare a dare del tu alla fatica".

p.s. Scusate lo sproloquio. Avevo bisogno di pensare a voce alta.

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